Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 21 agosto 2014

Oltraggio a San Pio X nel centenario della sua morte

Lo aveva segnalato anche un  nostro lettore. Riprendo dal Sito del Distretto italiano della FSSPX [qui]. Purtroppo però il problema non è limitato alla diocesi di Treviso. E' dunque importante non stancarsi mai di evidenziare e ribattere.

Cento anni fa, 20 agosto 1914, moriva San Pio X, il Papa che resistette e lottò contro il Modernismo, «la sintesi di tutte le eresie», come egli la definì nella Pascendi. E oggi quel Modernismo, divenuto molosso dominante, strumentalizza proprio San Pio X per i suoi fini di tradimento nei confronti del Magistero perenne della Chiesa, al quale San Pio X, fedele a Cristo e ai suoi insegnamenti, dedicò tutta la sua straordinaria vita.

 La Diocesi di Treviso ha deciso, proprio nel giorno del dies natalis di San Pio X, non di aprire le chiese per spiegare che il peccato resta peccato, ma per promuovere un'adorazione eucaristica, chiedendo l'intercessione di San Pio X affinché il prossimo Sinodo straordinario sulla Famiglia (dal 5 al 19 ottobre) "aggiorni" la Chiesa e vada incontro a tutte le esigenze di tutte le coppie. Insomma, si prende occasione del centenario della morte di San Pio X per realizzare l'opposto di ciò che la dottrina della Chiesa ha insegnato in duemila anni di storia. La menzogna allo stato puro, riconoscibile, ormai, anche dai non addetti ai lavori. Oggi si giunge a "pregare" (pregare chi?) affinché la Chiesa possa accogliere i peccati in quanto tali e legittimare i peccatori per le loro azioni, senza pentimento e senza conversione: peccati di fatto per coppie di fatto. Le generazioni passate, che hanno vissuto il matrimonio secondo Santa Romama Chiesa, erano fuori di senno? O il senno si è eclissato ora?
Leggiamo su «La Tribuna di Treviso» (19 agosto 2014):
«Una notte intera in chiesa, di veglia e adorazione, a pregare comunque sempre in due il Papa trevigiano santo. Chi unito da un matrimonio religioso e chi con la fede nuziale al dito, ma senza alcun vincolo sacro. E ancora chi vive insieme senza alcun sì pronunciato davanti a sacerdote o sindaco. O chi pur con un divorzio alle spalle ha voluto dire in modo diverso un altro sì. Mai prima d'ora si erano ritrovati insieme a pregare. Nel giorno del centenario della morte di San Pio X – morto nella notte del 20 agosto 1914 - la Chiesa trevigiana apre per la prima volta le braccia a tutte le coppie, sposate o di fatto. E le invita alla preghiera insieme, senza distinzioni: famiglie cristiane, coppie di sposi, fidanzati, coppie sposate solo con rito civile, conviventi, sposi separati o divorziati. Nessuno escluso. Apriranno le porte alla quiete e al silenzio dello speciale momento di preghiera cinque chiese della diocesi, tra le province di Treviso e Venezia. Dalla chiesa di Riese Pio X, paese natale di Papa Giuseppe Sarto, alla chiesa parrocchiale di Salzano, la chiesa del Monastero della Visitazione a Treviso, il Piccolo Rifugio a San Donà di Piave e la cappella dell'Adorazione a Ciano del Montello.
Una notte di adorazione, a disposizione di tutte le coppie che vorranno varcare la soglia della chiesa e sedere fianco a fianco davanti all'altare».
San Pio X, nella gloria di Dio, interceda affinché nel Sinodo sulla Famiglia non si prendano decisioni sacrileghe, per le quali si è "vegliato" nelle chiese trevigiane.
Nel Codice di Diritto Canonico, che Papa Sarto volle formulare, fu molto rigoroso a riguardo del sacramento del Matrimonio. E nel Catechismo Maggiore di San Pio X sta scritto:
«423. Che cosa ci proibisce il sesto comandamento: Non fornicare?
Il sesto comandamento: Non fornicare, ci proibisce ogni atto, ogni sguardo, ogni discorso contrario alla castità, e l'infedeltà nel matrimonio.
424. Che cosa proibisce il nono comandamento?
Il nono comandamento proibisce espressamente ogni desiderio contrario alla fedeltà che i coniugi si sono giurata nel contrarre matrimonio: e proibisce pure ogni colpevole pensiero o desiderio di azione vietata dal sesto comandamento.
425. É un gran peccato l'impurità?
È un peccato gravissimo ed abominevole innanzi a Dio ed agli uomini; avvilisce l'uomo alla condizione dei bruti, lo trascina a molti altri peccati e vizi, e provoca i più terribili castighi in questa vita e nell'altra».

Nello stesso articolo sopra citato Monsignor Giuliano Brugnotto, cancelliere vescovile della diocesi e segretario del Comitato diocesano per il centenario di San Pio X, ha dichiarato: «Il Papa l'ha chiesto in maniera esplicita più volte, ha chiesto di pregare perché un evento ecclesiale come il prossimo sinodo dei vescovi sulla famiglia possa dare risposte anche a situazioni di difficoltà o ferite matrimoniali. A Treviso questo accade in una occasione particolare: quando si ricorda il centenario della morte di Papa Pio X. Abbiamo invitato a vivere questo momento di preghiera ciascuno con l'esperienza e nel segno del proprio amore». Un amore secondo Dio o secondo Satana?

8 commenti:

Luís Luiz ha detto...

Sul sinodo contro la famiglia convocato da Kasper-Bergoglio, la rilettura dei profetici testi pascaliani sui casuisti puo essere un'esperienza illuminante.

mic ha detto...

Se non ricordo male, la "casuistica", propria dei gesuiti, sistematizza questioni morali secondo un approccio misericordioso nei confronti delle debolezze umane, sfociante in un'applicazione meno rigida della morale, con l'inquadrare le singole azioni peccaminose in un complesso di casi precodificati, valutati con un atteggiamento blando nei confronti del peccatore (e della colpa).

E dunque, pare che ci risiamo...
E' forse questo, Rosa, il punctum dolens sui gesuiti, insieme alla pastorale del dialogo, che diventa facilmente sincretismo, di cui parlavamo ieri?

Franco ha detto...

Credo che la narrazione "tipologica" dell'"Arca di Noe'" possa insegnarci qualcosa. Se al primo manifestarsi pluviale del Diluvio il vecchio patriarca avesse moltiplicato le "aperture" e gli sportelli nello scafo per accogliere le moltitudini certamente l'Arca sarebbe stata sommersa. Oggi ai vertici della Chiesa si propone un'alternativa analoga: o tentare di rimanere "di massa" con le aperture oppure rassegnarsi a diventare apocalitticamente "piccolo resto".
Ormai i modelli di comportamento proposti dalla quasi totalita' dei mass media popolari sono quelli liberal-radicali. Mentre a meta' degli anni '50 destava scalpore che
un uomo celebre come Fausto Coppi avesse lasciato la moglie per mettersi con la "dama bianca", sfasciafamiglie in nome dei diritti
Del sentimento, oggi i rotocalchi popolari, ridotti a un livello ben misero, mostrano come del tutto
normale il gossip delle dive e divette che si lasciano e si uniscono a un nuovo "fidanzato", rimarcando che costui e' entrato in
ottimi rapporti con i figli della precedente unione. Il che retroagisce sul concetto di "normalita'" assorbito da adolescenti e infanti. Non che una volta mancassero le trasgressioni; esse pero' rimanevano per lo piu' celate in base al principio per cui "l'ipocrisia e'l'ultimo omaggio che il vizio rende alla virtu'". Cosi' si moltiplicano i casi non solo di irregolari "impenitenti", ma anche di separazioni in cui una delle due parti e' vittima totalmente o in piccola parte, e dato il clima prevalente, ritiene troppo pesante e inutile la rinuncia a "rifarsi una vita". Per non dire delle situazioni dovute a lunghe separazioni per lavoro o dei casi nuovissimi ed effettivamente spinosi: se Eluana Englaro avesse avuto un marito, come chiedere a costui di rimanere solo per tanti anni ? A questo punto i preti non si sentono di "fare i duri". D'altra parte tra i vescovi e gli intellettuali e opinion - makers cattolici ( ormai quattro gatti, e spesso molto "diluiti" ) in tempi di evoluzionismo, storicismo, situazionismo, manca la capacita' di "fondare" e rendere convincente il concetto di "Legge Naturale", pilastro del sistema etico della Chiesa. Figuriamoci agitare la prospettiva dell'Inferno per il peccato mortale.
Nelcaso do Treviso non si capisce in quale proporzione si pongano ignoranza, ingenuita', ribellismo soft e malafede.


Cattolico ha detto...


Come dicevo in un altro mio post, il giorno stesso dell'articolo apparso su "La Tribuna di Treviso", ma llora, a cosa serve l’invito? prima queste coppie non potevano entrare in chiesa e pregare? si vuol forse dare l’idea che S. Pio X, dal Cielo, possa transigere sull’indissolubilità del matrimonio cattolico? o che possa avallare le convivenze? o il rifiuto del matrimonio religioso? Quanto al tema scelto, è lapalissiano che “Dio è amore”, ma le regole, il rispetto per la verità, dove lo mettiamo? e quelli che "si fanno un mazzo così” per salvare il loro matrimonio, per rimanere vergini fino al matrimonio, evitando convivenze prematrimoniali? tutti stupidi? ma che segnali vengono dalle diocesi? Non si invita al ravvedimento ed al cambiamento di vita, ma si lascia intendere che va tutto bene, che sì, chi vuole può tranquillamente continuate a passare da una convivenza all’altra, a seminare figli disadattati a destra e a manca, tanto a tutto provvede poi la misericordia divina.
Infine, non si ricorda affatto la strenua battaglia antimodernista di papa Sarto, ma lo si usa addirittura per portare acqua al mulino del modernismo, incredibile !
Non c'è limite alla deriva modernista, almeno fino a quando il Signore non dirà "Ora basta"!

Francesco ha detto...

Prima di gridare "al lupo al lupo", sarebbe corretto sentire anche l'altra campana, cioè i rappresentanti della Diocesi. Può essere che le cose non stiano esattamente come vengono dipinte qui. Vorrei ricordare che mons. Brugnotto, persona cordiale e molto preparata, ha aiutato noi del gruppo stabile di Mirano (VE) ad ottenere la celebrazione della Messa in forma straordinaria nella nostra parrocchia di riferimente, avendo un parroco del tutto contrario ed ostile. Quindi la cosa andrebbe approfondita. Questo, almeno, secondo il mio punto di vista.

Anonimo ha detto...

.... i preti non si sentono di "fare i duri".

1- (x Francesco): è illusorio pensare che il favorire la Messsa antica basti a restaurare la retta morale cattolica nel gregge ormai istruito e allattato dal lassismo-buonismo di marca conciliarv2, se non si decide -dai pulpiti, a grandi e piccini nelle catehcesi a chiare lettere- di chiamare il PECCATO col suo nome, (non con definizioni psicologiste d'accatto, tipo "defaillance, fallimenti, errori di percorso" etc. che oscurano la sua sostanza SOPRANNATURALE);

2- se i preti non vogliono essere duri è perchè essi stessi non capiscono più la gravità del peccato come offesa a Dio, causa della Passione e Morte di Croce di Gesù, ed anche non credono più all'inferno : neppure che esista o che pur esistendo ritengono sia vuoto, e non pensano alla facilità con cui molti si dannano in eterno, come dice Nostro Signore nel Vangelo =la strada larga e comoda- e come mostrò Nostra Signora a Fatima ai tre bambini, senza paura di essere troppo dura o "priva di qualche misericordia".
cfr. "La prima misericordia di cui abbiamo bisogno è la luce impietosa della Verità" (G. Biffi.)

Luís Luiz ha detto...

"Ciò che è più pernicioso in questa nuova morale é che non solo corrompe i costumi, ma anche la regola dei costumi, e questo è molto più grave" (Pascal, Factum pour les curés de Paris). Chiedo scuse per il sacrilegio di osare tradurre il francese di Pascal con le mie schifose conoscenze dell'italiano.

Anonimo ha detto...

Le generazioni passate, che hanno vissuto il matrimonio secondo Santa Romama Chiesa, erano fuori di senno? O il senno si è eclissato ora?
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la seconda che hai detto.