Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 31 gennaio 2014

Per riuscire a gettare il cuore oltre ogni ostacolo

Sub tuum praesidium confugimus,
Sancta Dei Genitrix.
Nostras deprecationes ne despicias
in necessitatibus nostris,
sed a periculis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.

Alla vigilia del secondo primo Sabato del mese senza la Messa in Santa Maria Maggiore

La percezione di Osservatore Vaticano dell'evento del 25 gennaio è ben diversa da quelle nostrane. Ne riporto di seguito la traduzione, che ci conforta perché dà per definitiva ed acquisita la nostra "resistenza non passiva", che dovrà proseguire ben orchestrata e gestita, dopo il bilancio e le ulteriori precisazioni che avrei fatto comunque e non mancherò di fare al più presto, necessarie proprio in ragione sia dell'accaduto che di ciò che esso rappresenta, rivela e promette. Innanzitutto perché lo devo ai molti fedeli cattolici Romani  - non solo in riferimento alla Diocesi del papa - che hanno risposto all'appello: alcuni con la presenza in Santa Maria Maggiore ed altri, numerosi, che hanno manifestato la loro unione spirituale da tutto il mondo. Ma soprattutto perché, sia pur con tutte le difficoltà del momento, non si può restare indifferenti a ciò che accade alla e nella nostra Chiesa. 

Lo scorso Sabato 25 gennaio, su convocazione del blog Chiesa e Concilio[1], una ventina di cattolici romani si sono ritrovati nella Basilica di Santa Maria Maggiore, il cui cardinale arciprete, lo spagnolo Santos Abril y Castelló, ha recentemente abolito la Messa nella forma straordinaria del rito romano ivi celebrata fin dall'inizio del 2000 ogni primo sabato del mese.

In questa settimana dell'unità dei cristiani, i fedeli hanno pregato per l'unità dei cristiani ma, innanzitutto, di tutti i cattolici (oltre al loro drappello erano presenti anche alcuni fedeli della Fraternità San Pio X); per Papa Francesco e per Vescovi, successori degli Apostoli e custodi della unità della Chiesa; per la conversione dei popoli e la difesa del creato; per l'Francescani dell'Immacolata[*]; e per il ripristino della Messa a Santa Maria maggiore. Una modesta iniziativa se rapportata al numero dei presenti, ma importante in quanto è la prima volta che i laici romani si impegnano a far sentire la loro voce, se non alle autorità ecclesiastiche - che si erano prese la briga di chiudere tutte le cappelle laterali della basilica! - almeno al Padre onnipotente e alla Beata Vergine Maria, Mediatrice di tutte le grazie. Ricordiamo che è in Santa Maria Maggiore che è stata celebrata [sostanzialmente dall'Altare della Salus Populi Romani, dopo 40 anni, vi è tornato il Rito Romano Antiquior] la prima Messa Summorum Pontificum dell'Orbe Cattolico, il 14 settembre 2007. Ed è anche il luogo in cui il Cardinal Castrillón Hoyos ha celebrato, nel 2004, il primo pontificale tradizionale dopo la riforma liturgica in una Basilica Papale. 

* Dal 1999, il Francescani dell'Immacolata sono responsabili della sacrestia della Basilica e i frati presenti a Santa Maria Maggiore sono purtroppo noti per il loro forte sostegno alla brutale "rieducazione" dell'ordine fondato da Padre Manelli.
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[1] Ho dunque l'occasione di chiarire fin da ora che il Gruppo Summorum Romano non intendeva differenziarsi dal Coetus Summorum esistente, in quanto organismo già consolidato e proprio per questo si era ad esso richiamato concertando di comune intesa l'evento. Tuttavia a noi è ed è stato sempre ben chiaro che i Cattolici Romani non rappresentano tanto un Coetus (tipo ad esempio gli Anglicani che rientrano...) ma fanno parte del Corpo mistico di Cristo, del quale oggi si sono riconosciuti in un Gruppo che ci ha messo la faccia, raccolto intorno a quello del sacerdote celebrante, il cui problema non riguarda il Sacerdote, il Gruppo o Roma, ma tutta la Chiesa Universale, che nel Gruppo è presente tutta intera. Il seguito - che dovrà esserci - lo sa e lo farà il Signore con chi e come si vedrà. 

"la Shoah sta prendendo il posto della crocifissione di Gesù Cristo"

Scrive Marcello Veneziani dalle pagine de il Giornale del 29 gennaio 2014:
Perché un evento tragico di settant'anni fa, unico tra gli orrori, tiene banco in maniera così prolungata, unanime e pervasiva nei media e nelle rievocazioni? Perché col passare degli anni anziché sopirsi, si acuisce la memoria della Shoah, oggi più di trent'anni fa? Non intendo aprire polemiche, si tratta di domande vere.
Provo a rispondere senza fare alcuna valutazione. La Shoah sta prendendo il posto della crocifissione di Gesù Cristo. Ovvero è l'Evento Cruciale che segna il Lutto Incancellabile per l'Umanità, lo Spartiacque Unico dei tempi e l'avvento del Male Assoluto, con la Redenzione seguente.
Stavolta non è il Figlio di Dio a finire in Croce e sacrificarsi per noi, ma è un popolo a essere immolato, eletto o maledetto secondo le due versioni classiche, e a redimere l'uomo dal Male. Benché Assoluto, il Male stavolta è storico e non satanico. E prelude non alla Resurrezione ma alla Liberazione. Non l'ascesa dei risorti in cielo ma la liberazione degli insorti in terra. Non riesco a trovare altra spiegazione all'Enfasi Assoluta, Indiscutibile, Indelebile sulla Shoah.
Questo forse spiega il tacito, inesprimibile fastidio che sfiora quanti pure non c'entrano nulla coi negazionisti e coi razzisti né denunciano campagne di speculazione sull'olocausto: Cristo ieri messo in croce oggi messo tra parentesi. Con Lui si relativizza la fede, la civiltà cristiana. Al Suo posto c'è la Shoah, religione dell'umanità, Auschwitz prende il posto del Golgota e il 27 gennaio sostituisce il Venerdì Santo.
Vedi precedente riflessione qui. E qui, specificamente sulla Giornata della memoria.
E che ci sia permesso di dirlo, con tutto il rispetto ma con la dovuta consapevolezza; il che non ha niente a che vedere con l'antisemitismo: non confondere le due fedi e anche [qui] [qui] [qui] [qui] [qui] o non enfatizzare oltre misura un fatto storico per quanto doloroso e deprecabile, speriamo continui ad essere consentito [qui] [qui]. Mentre il discorso generale a monte è qui

giovedì 30 gennaio 2014

Padre Serafino Tognetti. La Marcia per la Vita.

Padre Serafino Tognetti in questa lettera si riferisce ad una circostanza particolare, ma le sue parole appartengono a categorie universali che ci sono congeniali e che desidero condividere con voi. Per chi non lo conoscesse, è un seguace di Don Divo Barsotti, del quale ha scritto una biografia ricordando il sacerdote, il mistico, il padre.

Sono un monaco, e legato alle forme della sana tradizione monastica. Credo nel valore e utilità della preghiera, della mortificazione, dell’austerità, della riparazione e del canto gregoriano. Quando mi è stato chiesto di scrivere due righe per incoraggiare l’adesione alla marcia per la vita del prossimo 23 marzo a Biella, ho sentito quasi di non doverlo fare. “A che cosa servono infatti – mi dicevo – le marce, le manifestazioni pubbliche? Tanto tutto poi rimane come prima. Sfilare con bandiere della pace proferendo slogan per cercare di ottenere un qualsiasi bene è combattere il mondo con i metodi del mondo. Così non va”. La Madonna a Fatima chiede rosari, preghiere, mortificazioni, e attribuisce a questi atti un potere straordinario: con essi possiamo addirittura fermare le guerre e bloccare coloro che sono in pericolo di dannazione eterna. I fanciulli di Fatima vi credettero davvero: non indissero una manifestazione pubblica, non convocarono i giornalisti, non organizzarono nulla per gli altri, ma si sacrificarono di persona nel silenzio legandosi una corda attorno alla vita per poter soffrire un poco e rinunciando alla pagnotta quotidiana dandola da mangiare alle capre, offrendo così il loro digiuno.

Cosa servono queste forme? A niente, obietteranno coloro che non credono al valore sovrannaturale degli atti umani. Eppure la Madonna fu piuttosto chiara nell’indicare che solo questo era il metodo efficace per ottenere qualcosa.

Poi ho ripensato a quella volta in cui, qualche anno fa in Australia, fui coinvolto, obtorto collo, ad una manifestazione a favore della vita, che si sarebbe conclusa di fronte ad una clinica dove si praticavano giornalmente gli aborti. Una volta giunti lì, ci mettemmo a recitare il Rosario, tranquilli, senza atteggiamenti provocatori… non possono forse persone normali recitare qualche preghiera in un marciapiede di una città? Successe il finimondo. I passanti ci fischiavano contro, alcuni ci dicevano parolacce (in inglese, per fortuna non le capivo), chi entrava nella clinica lo faceva a testa bassa nascondendosi; dalla porta uscivano persone con volti feroci e gesti minacciosi intimandoci di smettere, ma in effetti noi non davamo nessun fastidio alla quiete pubblica: semplicemente eravamo lì.

La Marcia per la Vita a Roma

Domenica 4 maggio 2014 si svolgerà a Roma la Quarta Marcia per la Vita.

La corruzione indotta dalla cultura nichilista sta per percorrere le tappe di un crescente degrado morale conseguente alla corruzione delle anime e delle menti resa possibile dal graduale abbattimento di ogni principio e di ogni confine  posti dall'ormai misconosciuta Legge naturale impressa nella creazione e nelle creature da Chi le ha chiamate alla vita, che l'assolutizzazione della ragione ha sostituito come fondamento e sorgente di senso e progettualità finalizzata al Bene. Inizio a parlarne fin da ora perché ci si prepari per tempo ad una mobilitazione tanto pi necessaria quanto le forze dissolutrici vanno facendosi più determinate agendo sulle legislazioni a livello globale. Questo evento interpella direttamente noi italiani. La mobilitazione ha una portata di grande spessore in tutto il mondo.

mercoledì 29 gennaio 2014

Esperienze 'eucaristiche' per conservare la Fede

Traggo le pagine che seguono da un piccolo gioiello di spiritualità : Mons. Athanasius Schneider, Dominus est, Libreria Editrice Vaticana, 2008, pagg.13-18. Riferiscono l'esperienza di una piccola comunità cattolica che ha conservato la fede in un momento storico ed in circostanze drammatiche, estreme. La differenza rispetto ad oggi è che la persecuzione veniva dal Regime politico e dunque dall'esterno della Chiesa. Oggi, purtroppo ci troviamo a vivere altro.
Interessante la prefazione del card Ranjith, allora Segretario della Congregazione del Culto Divino.

Maria Schneider, mia madre, mi raccontava: dopo la seconda guerra mondiale, il regime stalinista deportava molti tedeschi dal Mar Nero e dal fiume Volga ai monti Urali per impegnarli in lavori forzati. Tutti erano internati in poverissime baracche in un ghetto della città. C'erano alcune migliaia di tedeschi cattolici. Spesso, si recavano da loro, nella massima segretezza alcuni sacerdoti cattolici per amministrare i sacramenti. Lo facevano mettendo a repentaglio la loro vita. Tra quei sacerdoti, che venivano più frequentemente, c'era Padre Alexij Saritski (sacerdote ucraino greco-cattolico e biritualista, morto come martire il 30.10.1963 vicino a Karaganda e beatificato da Papa Giovanni Paolo II nell'anno 2001). I fedeli lo chiamavano affettuosamente « il vagabondo di Dio ». Nel mese di gennaio dell'anno 1958, nella città di Krasnokamsk vicino a Perm nei monti Urali, all'improvviso arrivò segretamente Padre Alexij, proveniente dal luogo del suo esilio, dalla città di Karaganda nel Kazakhstan.

martedì 28 gennaio 2014

Andare fino in fondo alla propria grazia e alla propria autorità

Le recenti vicende, legate alla Chiesa e alla sua Tradizione, unite alla confusione ormai sempre più palese, suscitano in molti di noi apprensione, senso di smarrimento e a volte anche moti di ribellione e sfiducia. La crisi della Chiesa è un dato di fatto con cui siamo chiamati a confrontarci. Ma cosa possiamo fare noi concretamente? Come dobbiamo reagire per poter continuare a vivere la nostra fede? Come organizzarci? Credo che il testo di Padre Calmel qui riportato possa essere un valido punto di riferimento per tutti noi.

Andare fino in fondo alla propria grazia e alla propria autorità

Ciò che sarà sempre possibile nella Chiesa, ciò che la Chiesa assicurerà sempre, nonostante i tentativi diabolici della nuova Chiesa post-vaticanesca, è questo: tendere alla santità realmente, potersi istruire, in un gruppo reale anche se molto piccolo, sulla dottrina immutabile e soprannaturale, sotto un'autorità reale e conservando la sicurezza che resteranno sempre dei veri sacerdoti e dei Vescovi fedeli, che non avranno dimissionato (forse anche senza accorgersene) nelle mani delle commissioni e della collegialità.

Mi sembra che il mezzo per permettere alla battaglia cristiana di raggiungere la sua massima espansione, evitando i conflitti interni e le rivalità esterne, è quello di condurla per piccole unità, che si aiutino se necessario, ma che si rifiutino di far parte di non so quali organizzazioni sistematiche e universali. In queste varie unità, come una modesta scuola, un umile convento, una confraternita di pietà, un piccolo gruppo di famiglie cristiane, un organizzazione di pellegrinaggi, l’autorità è reale e indiscussa; il problema del capo praticamente non si pone; l’opera da svolgere è precisa. 

Si tratta solamente di andare fino in fondo alla propria grazia e alla propria autorità nella piccola sfera della quale si ha certamente la responsabilità, tenendosi uniti, senza grandi organizzazioni amministrative, a coloro che fanno la stessa cosa. 

Il Signore sfalderà la collegialità; accorderà dei Vescovi che eserciteranno personalmente e santamente i loro poteri; susciterà un grande e santo Papa quando vedrà dei gruppi sufficientemente ferventi per accoglierli. Fino a quel momento, il Signore non permetterà mai alla collegialità e alla democratizzazione di prevalere. Non lo permetterà perché concederà sempre alla sua Chiesa, per restare santa, cioè per fare i Sacramenti e santificare le anime, la quantità indispensabile di potere gerarchico e di potere sacerdotale ordinario. 

La Vergine innalzata ai cieli, e che non cessa di intercedere per la Chiesa del suo Figlio, è sempre sicura di essere esaudita. Ci è concesso di dirLe: “Regina pastorum omnium ora pro nobis”, “Regina di tutti i pastori, prega per noi”.
(R. T. Calmel, Breve apologia della Chiesa di sempre, Editrice Ichthys, pag. 51-52).

lunedì 27 gennaio 2014

La risposta è NO ed è ultimativa

La Santa Messa Romana del primo Sabato del mese, dedicata alla Vergine, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore non sarà ripristinata.

La risposta è ultimativa perché, apertis verbis, si riferisce ad "ordini superiori".

Purtroppo questa è la dura realtà dolorosa da digerire. Questo taglia alla radice qualunque nostra volontà e relativa modalità di renderci presenti, con ferma compostezza, nella speranza di essere ascoltati e riconosciuti e dunque rende vana ogni ulteriore azione in Basilica o altrove, ma non vanifica la nostra "resistenza non più passiva", che dovrà solo cambiare di forma.

C'è da dire che ci abbiamo provato; ma già il cancello chiuso della Cappella Cesi era fin troppo eloquente.
E, poiché la nostra azione non è "contro" nessuno, tanto meno "contro" il papa, ma è "per" la difesa del tesoro che abbiamo ricevuto e vogliamo custodire, a questo punto non resta che portare avanti e realizzare ciò che già prefiguravo ieri. Fare dei vari Centri-Messa, ove possibile, centri di pastorale tradizionale, luoghi di formazione e di incontro, perché la fede non è solo un fatto privato e, se la Liturgia è il fulcro di tutto, la Chiesa non è solo santificatrice - attraverso i sacramenti - ma è anche maestra e guida. I tre munera: docendi regendi sanctificandi non possono essere separati.

Con l'irrinunciabile supporto dei nostri sacerdoti è questo che dobbiamo promuovere, senza mettere i cartelli, ma facendolo e basta. E' l'unico modo per continuare fruttuosamente il nostro cammino di Fede e lasciare il testimone alle nuove generazioni.

Sarà tuttavia opportuno che continuiamo raccordarci, sui blog - quelli non faziosi - soprattutto per poi concretizzare sul territorio gli incontri e i momenti formativi. Il nostro drappello, già consolidato in una rete non più virtuale, prende le mosse da qui.
Il resto lo affidiamo al Signore e alla nostra Madre.

domenica 26 gennaio 2014

Un giorno di Grazia!

Quella che segue è la testimonianza di Stefano che, in assenza di un sacerdote, ha guidato il Santo Rosario di ieri. È certamente un inizio e, come abbiamo detto, il resto verrà. Le mie parole nella discussione precedente, pur nella evidente intenzione di proseguire nella preghiera e nell'azione, erano più accorate e realiste. Ma partiamo da qui e andiamo avanti. Il Signore provvederà. Mettiamo tutto nelle Sue mani e nel cuore della nostra Madre.

Ieri è stato un Giorno di Grazia.
Ciò che è stato meraviglioso è stato incontrarci. E, siccome siamo Cattolici, nulla poteva essere più grande che un incontro di Preghiera e Adorazione.

La Veglia si è svolta come doveva. Esattamente come annunciato dal comunicato di indizione, ci siamo radunati davanti all'Altare del Signore per pregare e per dire alle autorità:
« Eccoci. Noi ci siamo! Esistiamo e siamo Cattolici. Chiediamo la cura di cui abbiamo bisogno. Il necessario per la nostra anima. Nulla che non sia pienamente e integralmente Cattolico. E il ripristino della Santa messa sull'Altare su cui è celebrata ogni primo Sabato del mese in  onore della Santa Vergine nella Basilica Papale a Lei dedicata! »
Purtroppo le Cappelle della Basilica erano tutte chiuse. Non voglio fare dietrologia, ma certamente questo ha impedito di procedere come da comunicato, che indicava la Cappella Cesi come luogo preposto.

Ci siamo incontrati, prima, sul sagrato, ed abbiamo atteso qualche manciata di minuti prima di entrare. Non si poteva fare diversamente, poiché vi erano i vespri e la Messa che sarebbero stati celebrati di lì a poco, e avrebbero potuto davvero vanificare tutto.

In ogni caso, chiunque avesse varcato la soglia della Basilica, poteva notare un folto drappello di fedeli (vicino alla porta di ingresso, in alcune file di sedie della Navata di destra!) che pregavano il Rosario in Latino, con un tono di voce non basso, ma confacente alla contemporanea celebrazione della Santa Messa nella Cappella della Salus Populi Romani.

Era inevitabile qualche problema organizzativo: siamo in rodaggio e l'esperienza ci è stata utile. Purtroppo qualcuno ha incontrato difficoltà. Ma ciò che è importante e necessario è esattamente che la Veglia ci sia stata!

Noi eravamo in Chiesa non per protestare, ma per Pregare, Adorare e Chiedere! E dunque chi si è unito a noi, con tali intenzioni, del resto ben evidenti nel comunicato di indizione, ha potuto gioire con noi per la giornata donata. Sono incredibilmente felice di aver conosciuto tutti gli amici che ho incontrato sul sagrato, dove ci siamo visti prima dell'ingresso, e quelli incontrati dopo, a veglia finita e che evidentemente ci hanno raggiunto a preghiera in corso. Ho visto anche dei ragazzi, miei coetanei, e persone di tutte le età! È stata una vera gioia!

Devo dire che sono stato personalmente molto felice di aver incontrato Guillaume Ferluc, segretario del Coetus Internationalis Summorum Pontificum, una persona splendida a cui sembra io sia stato amico da sempre! A lui e a Maria Guarini, che per un serio impedimento non era presente ma ci ha seguiti e supportati continuamente, va il mio ringraziamento e la mia stima. A tutti voi, che siete stati portati davanti alla Madonna insieme a tutti noi, rivolgo il mio grazie e invoco ogni Benedizione del Cielo!

Con la fiducia che questo sia l'inizio di un coordinamento più profondo, di una nuova spinta "pastorale" per formare alla Tradizione, e del Dono di Santi Sacerdoti che ci possano guidare saggiamente.

sabato 25 gennaio 2014

Intenzioni di preghiera per il Santo Rosario di oggi

24 gennaio 2014, ore 16, Santa Maria Maggiore - Cappella Cesi
Contempliamo i Misteri gloriosi e preghiamo

1. O Signore, che hai reso gloriosa la Croce sigillandovi l'obbedienza al Padre, contempliamo la Tua Risurrezione.
In presenza delle sacre spoglie di San Pio V, venerate in questa basilica, e in memoria del concilio di Trento di cui si è appena celebrato il 450º anniversario, preghiamo perché i cattolici possano sempre essere veri testimoni e difensori della sola fede che salva, nonostante le tentazioni, la zizzania e le persecuzioni.
O Signore, donaci di irrobustire la Fede nostra e quella della Tua Santa Chiesa, Sacramento di Salvezza per noi e per il mondo intero. Illumina il Santo Padre, Papa Francesco, e i nostri Pastori nella loro missione di trasmissione della verità evangelica nel Tuo Nome Santo e Benedetto.

2. O Signore, che con la Tua Ascensione, hai ricondotto al Padre l'umanità intera, riscattata dal peccato per mezzo del Tuo sacrificio e rigenerata nella Risurrezione, portaci ad essere autentici testimoni della nuova Alleanza e operatori di unità e di Pace.
Forti della Tua Speranza, in questa settimana per l'unità dei cristiani, preghiamo insieme a tutta la Chiesa perché l'unità del popolo di Dio sia sempre fondata in carità e in verità, che i nostri Pastori custodiscano nel Tuo Nome.

3. O Signore, con la Pentecoste i Tuoi discepoli ricevettero la conferma del mandato divino: "andate e convertite tutte le nazioni fino ai confini del mondo".
Preghiamo per i vescovi cattolici, per loro successione, e i sacerdoti tutti, perché non vengano mai meno al mandato ricevuto da Te, si adoperino senza riserve o timori contro le false religioni e i nuovi idoli pagani, e annuncino con forza la buona Novella che solo Cristo è il Signore che salva.
O Signore, fa che con l'aiuto del Tuo Spirito i nostri pastori possano riportare governanti e nazioni alla legge del Tuo amore e al custodire la Tua creazione.

4. O Signore, che nell'Assunzione della nostra Madre Santa e Benedetta, hai assunto al tuo fianco, nella gloria celeste, quanti e quanto a Lei affidato, per Sua materna intercessione accogli la nostra preghiera perché ci sia restituita la grazia che incessantemente fluisce dal tuo Santo Sacrificio celebrato su questo Altare, così come sugli altri Altari, per mezzo della Chiesa, Madre e  Maestra e tuo Popolo Santo si compia il mistero che ci hai consegnato fino alla fine dei tempi.

5. O nostro Re e Signore, per intercessione di Maria, Madre e Regina, venerata in questa Basilica cuore della cristianità tutta, dona a tutte le famiglie religiose, in particolare ai Francescani dell'Immacolata a Lei consacrati, a tutti i cristiani che a te innalzano in questi giorni speciali preghiere, ai quali aggiungiamo i nomi, che Tu conosci, di quanti si uniscono da tutto il mondo a questa nostra preghiera, la grazia dell'unità e della Pace nel Tuo Nome e secondo la Tua volontà.

venerdì 24 gennaio 2014

La 'sperduta' di Santa Maria Maggiore ci raduna ancora

Storia e leggenda s'intrecciano e accompagnano il nostro cammino di fede, costellato anche di simboli potenti, che illuminano e risvegliano i nostri spazi interiori per orientarli sempre più e sempre più in profondità al Signore della vita, che continua a chiamarci e guidarci anche in questo nostro tempo di dissoluzione, ormai non più temuta, ma percepibile e sofferta sulla nostra pelle e ancor più sulla nostra anima.

Nell'imminenza del nostro Sabato di Preghiera in Santa Maria Maggiore, la Basilica Papale dedicata alla Vergine Santa, dalla quale e stata inopinatamente ancora una volta [1] esiliata la Santa Messa Romana a Lei dedicata dal 2001 - proprio il primo Sabato di ogni mese in riparazione delle offese al Suo Cuore Immacolato - ricordiamo una storia/leggenda risalente al XVI secolo che risulta emblematica di quel che viviamo oggi. 

Si narra che una pellegrina - Roma, come Gerusalemme, era è e sarà sempre meta di pellegrinaggi - nel percorrere a piedi il giro delle Basiliche, si era perduta di notte nella campagna che circondava le zone limitrofe, allora pericolosa anche per la presenza dei briganti. Spaventata, ha invocato la Vergine e ha udito il suono lontano di una campana che ha guidato i suoi passi fino a Santa Maria Maggiore. Quella campana, da allora chiamata "la sperduta" continua a suonare ancora oggi e chi ne ode il suono, oltre a ricordare l'evento lontano, ne coglie il rassicurante richiamo ad un luogo-simbolo, cuore della cristianità Romana ch'è anche Universale e dunque Cattolica. Ebbene, anche noi oggi ci richiamiamo a quel simbolo e facciamo nostro questo suono nella notte della cristianità del terzo millennio, perché sia guida e segno forte e chiaro per tante anime sperdute nella Babilonia in cui siamo immersi.

La Luce è lì, facciamo in modo che risplenda attraverso i cuori accesi da una preghiera adorante. Per questo domani sabato 25 gennaio sarà recitato il Santo Rosario alle ore 16 da chi riuscirà ad essere presente nella Cappella Cesi o comunque in Basilica. Ad essi si uniranno spiritualmente da tutto il mondo i cattolici che soffrono e attendono il richiesto ripristino di questa venerazione della Madre della Chiesa nella Sua Basilica Papale, insieme a quello della Santa Messa, Azione divino-umana del Figlio Suo, nostro Signore, che continua a radunarci nella Sua Chiesa oggi e sempre.
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1. Proprio in Santa Maria Maggiore, il 14 settembre 2007, iniziava l'applicazione del Summorum Pontificum. È il giorno dal quale dovrebbe essere finita per sempre quella sorta di “cattività babilonese” della Liturgia Romana antiquior.

Pio XII ai padri della Compagnia di Gesù elettori nella 29a congregazione generale

Ringrazio il lettore Latinista, che ci ha inviato la Traduzione dell'Allocuzione ai Gesuiti di Pio XII, pubblicata sul sito della Santa sede solo nella versione latina

Allocuzione del santissimo signore nostro Papa Pio XII
ai padri della Compagnia di Gesù elettori nella 29a congregazione generale

17 settembre 1946

Benché corrano tempi inquieti e difficili, voi, carissimi, avete riunito a Roma la vostra legittima assemblea o congregazione generale; e ora in modo concorde ed attivo, tranquillo ed operoso, provvedete agli affari del vostro Ordine perché, unendo le forze e rinsaldando la disciplina, sempre di più promuova la lode di Dio e sia al servizio dell’utilità della Chiesa. Di questa vostra assemblea è già maturato il frutto principale: avete eletto il vostro nuovo preposito generale, che abbracciamo qui presente con l’animo e gli occhi Nostri. Sia degno di colui a cui è succeduto, Włodzimierz Ledóchowski, insigne tra i prepositi generali per devozione, prudenza e altre virtù, che sia i Nostri due ultimi predecessori sia Noi stessi abbiamo molto stimato da vivo e ora Noi insieme a voi piangiamo morto con grande rimpianto. Questo vostro supremo direttore provveda al bene della Compagnia di Gesù e badi ai suoi nuovi bisogni con la stessa costanza e alacrità.

La disastrosa guerra appena finita non ha risparmiato il vostro Ordine, o almeno moltissime delle sue province e sacre missioni. Non pochi vostri confratelli sono morti nelle battaglie e nei bombardamenti; molti sono stati chiamati alle armi o condannati ai lavori forzati; molti fatti prigionieri hanno patito freddo, miseria, vessazioni, pesanti fatiche e soprattutto i lunghi disagi e gli affanni della prigionia.

giovedì 23 gennaio 2014

La Chiesa e il mercato. Lezione di Tom Woods

Vorrei proporre questo intervento del Dr. Thomas E. Woods su un tema di cui si sente discutere assai poco in Italia: il rapporto tra la Chiesa cattolica e l'economia di mercato. O meglio si sente soltanto la voce "catto-comunista" che, pur se animata da buone intenzioni, invoca disastrosi interventi statali e collettivizzazioni forzate. Papa Francesco, nella sua recente enciclica Evangelii Gaudium, fra le altre affermazioni problematiche non coperte dal carisma di infallibilità petrino, lancia duri attacchi al "libero mercato". Manca invece nel testo qualsiasi accenno critico alle banche centrali. Queste invece non sono per niente espressioni del libero mercato, ma godono di privilegi esclusivi concessi dai governi. Le banche centrali sono infatti le prime responsabili della politica monetaria inflazionistica, causante quei cicli economici che finiscono per danneggiare soprattutto i più poveri.
Woods prima definisce i termini: cosa si intende per libero mercato? Poi dimostra come un sistema basato su libere transazioni tra le persone, senza interventi violenti esterni, sia l'opzione migliore per il benessere economico dei poveri.



Tom Woods ha un dottorato di ricerca in storia. Ha una bella famiglia composta da moglie e 5 bambine. È un cattolico che frequenta la Messa di sempre su cui ha scritto un libro (non disponibile in italiano). Tra i libri di Tom Woods disponibili in traduzione italiana, segnalo Come la Chiesa cattolica ha costruito la civiltà occidentale [qui], La Chiesa e il mercato [qui] (su cui è basata questa lezione), Guida politicamente scorretta alla storia degli Stati Uniti d'America [qui]. Sito Internet di Tom Woods.  Tom Woods su Facebook.

mercoledì 22 gennaio 2014

Per il 25 gennaio in Santa Maria Maggiore. Dalla Spagna per Roma

Non siamo abituati a misurare il successo con i numeri. Del resto pusillus grex è un appellativo usato dal Signore e nel Vangelo troviamo la metafora del lievito... Sta di fatto che al di là delle presenze misurabili, le adesioni al nostro incontro di preghiera con la recita del Santo Rosario - pervenute sia sul web che via mail o per altre vie - sono state numerose e questo ci conforta per la buona battaglia. Dicevo che è importante che siamo visibili e si ascolti la nostra voce, che è un'esigenza spirituale, dunque non è una sfida né una rivendicazione come qualcuno ha osato insinuare. È semplicemente il segno di una presenza orante vicino al cuore della nostra Madre nella Basilica Papale a lei dedicata fin dai primi secoli. Presenza che è innanzitutto una supplica rivolta innanzitutto al cielo e, poi, a chi lo deve rappresentare sulla terra, al quale ci siamo già rivolti tramite i nostri sacerdoti.
Di certo è l'inizio di una resistenza non più passiva.
Sono felice di segnalarvi l'ultima adesione, dalla Spagna, così sentita da commuovermi profondamente. Eccola nella mia fedele traduzione.

Laudetur Iesus Christus.
Cordialmente per gli Organizzatori (Summorum Pontificum Romano) della Convocazione per un incontro di preghiera in Santa Maria Maggiore, Roma, Sabato 25 gennaio 2014 alla 4 del pomeriggio.
Provvidenzialmente è arrivata nella mie mani la Convocazione dell'incontro, che ho letto con grande consolazione e speranza.

Senza conoscerci e senza poterci mettere d'accordo, questo Comunicato esprime con grande esattezza le stesse nostre idee e sentimenti nell'apprendere le "ingiustificate censure" che si sono abbattute sul Rito Romano tradizionale (Messale 1962) e ultimamente sulla Messa celebrata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, alla quale noi spagnoli ci sentiamo legati in maniera speciale.

I miei conoscenti, familiari e io stessa rendiamo grazie a Dio e a voi per questa indizione e  vi preghiamo che, nel modo che ritenete opportuno, ci rendiate presenti in questo incontro di preghiera, rendendo noto il nostro desiderio di essere presenti personalmente, aggiungendo i nostri nomi all'elenco generale di tutti i cattolici di buona volontà. Ci uniamo con voi di tutto cuore insieme a coloro che condividono le nostre stesse intenzioni, nella nostra unione nel corpo mistico di Cristo.

Per grazia di Dio nonostante le distanze geografiche, ci uniamo a voi con fervore il 25 gennaio alle 4 del pomeriggio.

Lodato sia Gesù Cristo. Ave Maria purissima.

martedì 21 gennaio 2014

Pazienti nel resistere...

Memoranda:

Romano Amerio, Zibaldone, aforisma 59.

Il vocabolo pazienza è invilito e lo adoperiamo per i giuochi di pazienza e simili cose non disoneste ma insignificanti. Viceversa pazienza è l’espressione maggiore della virtù di fortezza, perché la forza che si richiede per resistere è maggiore di quella che si richiede per attaccare. Non senza profondità in Omero si trova kammonìa, cioè resistenza, come equivalente di vittoria...

Continuità

Vorrei aggiungere che tutte le volte che sento parlare di "continuità" mi viene un crampo.

L'accanimento nel centrare i discorsi sulla "continuità" è un modo per spostare il centro dell'attenzione dai contenuti della fede alle persone o ai fatti storici, alla contingenza. A me, come anima bisognosa della salvezza, interessa che il parroco mi porti alla Via, Verità e Vita: non mi interessa se sia o meno in "continuità" col parroco precedente. Non mi interessa verificare che le deliberazioni del consiglio pastorale parrocchiale siano in "continuità" coi consigli precedenti: mi interessa solo che proclamino la verità e lo facciano subito: sia se ciò apparisse "continuità", sia se ciò apparisse "discontinuità". In qualità di cattolico non tollero che i doni di Dio (i sacramenti, le verità di fede, la liturgia...) vengano usati come uno dei tanti strumenti dei giochi di potere curiali. La vera "continuità", se c'è, è un risultato evidente, non è un neodogma da dimostrare, tanto meno distribuendo punizioni e patenti di "cripto-lefebvrismo".

Intendere la "continuità" come un "valore" è un artificio retorico (fondato su ambiguità scelte accuratamente volta per volta) per mettere in difficoltà chi non è prono allo status quo. "Francesco in continuità con Benedetto XVI" è un modo per dire: "non criticate il primo perché altrimenti dirò in giro che state criticando anche il secondo". Oppure: "ermeneutica della continuità", espressione che i nemici di Benedetto XVI hanno utilizzato come sinonimo di: "non osate criticare il Vaticano II perché altrimenti dirò in giro che state criticando tutti i Concili".

Antonio Livi sull'obbedienza al Papa

Ricevo segnalazione da parte di mons. Antonio Livi di un suo recente intervento su La bussola quotidiana, con esplicito invito ad un dibattito, al quale penso saranno in diversi a non sottrarsi. L'articolo è lungo e articolato e contiene diversi spunti che andrebbero colti e sviluppati. Purtroppo in questo momento, pur essendone molto interpellata, sono impossibilitata ad un'analisi e sintesi accurate come il tema meriterebbe. Tuttavia non riesco a tacere almeno sull'essenziale. E, mentre vi invito a consultare il testo dal link, mi limito ad inserire qui la conclusione seguita da alcune mie osservazioni. [vedi e anche]
[...] Meglio allora, come ho detto, lasciar perdere le tante interpretazioni delle intenzioni del Papa che certi malintenzionati impongono all’opinione pubblica cattolica manipolando il contenuto dei suoi discorsi: ci si attenga ai suoi insegnamenti ufficiali, e certamente si vedrà che – al di là di iniziative di “dialogo” che possono essere imprudenti o accenni ad argomenti dottrinali che possono risultare ambigui – i capisaldi della dottrina cristiana non sono minacciati e ogni riforma pastorale della Chiesa sarà, come insegnato da Benedetto XVI, una «riforma nella continuità». E per i fedeli comuni, giustamente non interessati a nomine, sostituzioni e deposizioni in campo ecclesiastico, è quanto basta.
Parto da una premessa, ineludibile per qualunque considerazione, che è anche un dato di fatto: il primo concilio proclamatosi 'pastorale' ha poi attuato una pastorale ateoretica che, de facto se non de iure, liquefa i dogmi. Ciò è potuto accadere inserendo nei suoi documenti - ad opera dell'ormai ben nota agguerrita minoranza costituita dall'alleanza renana - elementi di ambiguità che hanno spostato il fulcro dal teocentrismo all'antropocentrismo. Ciò ha reso possibili applicazioni conseguenti al cambiamento paradigmatico che trasferisce al soggetto Chiesa e al suo divenire nella storia la continuità che appartiene all'oggetto Rivelazione contenuto e trasmesso dal dogma. Elemento fortemente determinante, che l'autore ,nel citare Benedetto XVI, ignora completamente. 

Per questo è possibile che un filosofo come Livi, sostenitore della logica aletica, possa affermare che i capisaldi della dottrina cristiana non sono minacciati. Ciò forse in linea esclusivamente teorica, ma nella prassi non si può dire altrettanto. Inoltre, gli ultimi documenti magisteriali (Lumen Fidei ed Evangelii gaudium) hanno sollevato non poche perplessità espresse e documentate anche su questo blog. Per non parlare di quei punti controversi dei documenti conciliari - e delle loro applicazioni - ben individuati, documentati e mai confutati se non con proclami apodittici (vedi: ecumenismo, libertà di religione, collegialità ed ecclesiologie et alia).

Per sviluppare un vero e costruttivo dibattito che affronti alla radice le cause dei problemi che stiamo vivendo, sarebbe dunque auspicabile che Livi dimostrasse in termini teoretici chiari e definitori l'effettiva continuità con la tradizione perenne dei punti sopra richiamati non sorvolando sulle dislocazioni conseguenti al recente Magistero sopra citato. E, semmai, confutasse negli stessi termini le documentate perplessità e relative argomentazioni poste sia sui punti controversi del concilio che sul Magistero recente. Piuttosto che invitare al silenzio quei laici che pongono interrogativi seri sui quali esprimono con acribìa ponderate riflessioni.

Sostanzialmente sembra non volersi riconoscere che se il livello non più sovrastorico del Magistero - proprio in quanto pastorale - non può modificare le essenze, tuttavia di fatto esso provoca l'alterazione della forma e l'oscuramento della Verità finché, Deo adiuvante, non ne avverrà il ripareggiamento ad opera di un Pontefice.

lunedì 20 gennaio 2014

Francescani dell'Immacolata. Un gruppo di fedeli di Ognissanti scrive al commissario Padre Fidenzio Volpi

Riprendo da Riscossa Cristiana
In data 28 ottobre 2013 il commissario dei Francescani dell’Immacolata, Padre Fidenzio Volpi, scriveva una lettera indirizzata a un gruppo di fedeli che avevano espresso il loro rammarico per i provvedimenti inspiegabili presi contro la Congregazione dei Francescani dell’Immacolata. Per leggere il testo completo della lettera, in cui P. Volpi usava toni molto duri, accusando quei fedeli di sedevacantismo: [qui]
Pubblichiamo ora la lettera con cui questi fedeli rispondono, con molto rispetto non disgiunto da chiarezza, alle accuse di Padre Fidenzio Volpi:

Rito Romano Antiquior. Gennaio alla Cattolica

Il 22 gennaio, alle ore 17:45
 don Konrad zu Loewenstein SSPF celebrerà
la S. Messa nella Festa dei Santi Vincenzo e Anastasio

Il giorno seguente, 23 gennaio, alle ore 12
Santa Messa Festa S.Raimondo di Penyafort, confessore

Il luogo delle celebrazioni sarà la Cappella di San Francesco sita al primo piano dell'edificio monumentale di Largo Gemelli, lungo l'ambulacro 3 e presso la sommità della scala D.


Con l'auspicio di vedervi numerosi, cordialmente vi salutiamo.

Gli studenti organizzatori

Settimana per l'unità dei cristiani

Il 18 gennaio è cominciata la settimana di preghiera che tradizionalmente si faceva per il ritorno dei cristiani separati all’unità della Chiesa cattolica. Mi sembra quindi giusto invitare tutti i cattolici che desiderano un vero ritorno della Chiesa e di tutti i cristiani alla Tradizione, a vivere questo particolare momento di preghiera. 
Sì, perché l’ecumenismo è oggigiorno più attuale che mai e non più limitato alle sole confessioni cristiane non cattoliche, ma ahimè, anche a tanti gruppi e movimenti che pur dicendosi cattolici hanno perso l’unità sostanziale con quanto la vera Chiesa cattolica professa e deve professare.

Per affrontare nel modo migliore questa settimana, credo dunque appropriato ricollegarsi con quanto la Chiesa, fino a tempi recenti, ha sempre detto al riguardo, leggendo e meditando questa Istruzione del Sant’Uffizio del 1949. Per chi volesse mi sembra assai utile nella sua semplicità e chiarezza anche questo link.
Se poi si desiderasse fare un confronto con le aspettative ufficiali di quest'anno, si vedano qui le dichiarazioni del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. [vedi, nel blog, distinzioni tra vero e falso ecumenismo]

SUPREMA SACRA CONGREGAZIONE
DEL SANT'UFFIZIO

Istruzione «Ecclesia Catholica»
agli Ordinari diocesani, sul «Movimento ecumenico»

La Chiesa Cattolica, pur non prendendo parte ai congressi ed alle altre riunioni ecumeniche, tuttavia non ha mai desistito - come molti documenti pontifici dimostrano - né mai in futuro desisterà di perseguire con particolare impegno e con assidue preghiere a Dio ciò che tanto sta a cuore a Cristo Signore, cioè che tutti coloro che credono in Lui «siano riuniti insieme» (Joh., XVII, 23).

domenica 19 gennaio 2014

Il conformismo di Comunione e Liberazione e le ragioni del suo sfascio

Miracoli del postconcilio: quando la dottrina cattolica cede il posto all'esperienzialismo, si finisce presto per applaudire i nemici della Chiesa.

“Voi siete il sale della terra”.

Analisi dello scivolamento di Comunione e Liberazione verso lo “spirito di questo secolo”

“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore,
con che cosa lo si potrà render salato? (Mt, 5, 13).

npltnmtngDal caffè napoletano al caffè americano

Se c’era un’obiezione che al Movimento di Comunione e Liberazione non si poteva proprio avanzare era che mancasse di incisività. Fin dalla nascita CL si è distinta per un impegno nel mondo continuo, per un giudizio, in questa epoca di scristianizzazione, sempre coraggiosamente controcorrente, costantemente contraria a quello sterile “sentire comune” che è l’espressione endemica di ciò che Giussani chiama “il potere”. L’unità del Movimento di CL è stata il frutto del metodo educativo di Giussani; esso ha sempre insegnato da una parte a impegnarsi nel mondo, a portare Cristo e la visione cristiana per le strade del mondo, e dall’altra a “non essere come tutti”, a non pensare “come tutti”. Tutto ciò non per un ideologico anticonformismo, ma per la constatazione che la vita Cristiana cambia l’ontologia stessa della persona, per cui si smette di essere “come tutti”, come tutti quelli che cristiani di fatto non sono, cioè, nella nostra epoca, la stragrande maggioranza. Maggioranza che purtroppo condiziona la vita e i modi di pensare anche degli stessi cristiani.
In particolare tutto questo è sempre stato vero nella dimensione pubblica del Movimento, a livello civile e a livello ecclesiastico, e ha sempre generato giudizi originali, che mai si arrendevano al conformismo o, peggio, al politicamente corretto. “Vagliate tutto e trattenetene il valore”: con tutti rapportarsi, ma giudicare sempre partendo da Cristo. Questo significa innanzitutto essere il sale della terra.
Addolora molto dirlo, ma negli ultimi tempi il Movimento di Comunione e Liberazione ha perso gran parte del suo mordente civile: a livello pubblico la sua posizione, nei fatti, è andata gradualmente scivolando verso “ciò che pensano tutti”, verso “lo spirito di questo secolo”.

sabato 18 gennaio 2014

Servizio tg 3 Campania Messa rito antico



Oggi il tg 3 regionale ha trasmesso le riprese della S. Messa di sempre a Napoli.

venerdì 17 gennaio 2014

Cari tradizionalisti, basta navigare sul web: scendiamo in piazza!

Vengo subito al dunque, senza tanti preamboli, per esprimere il profondo disagio di un cattolico che si trova a vivere la sua fede nella Chiesa dell'Anno del Signore 2014.

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum, nota che in Italia, nel giro degli ultimi mesi e in particolare a partire dal vergognoso e luciferino commissariamento dei Frati Francescani dell'Immacolata, sono state soppresse ben 33 Messe celebrate secondo il Messale del b. Giovanni XXIII. Tra le celebrazioni annullate c'è anche quella del primo sabato del mese nella cappella Cesi della Basilica Patriarcale di S. Maria Maggiore, che era iniziata ben prima del Motu proprio, cioè nel lontano 2001. Il signor cardinale che è responsabile del più importante luogo di culto mariano (in cui peraltro sono sagrestani alcuni Francescani dell'Immacolata traditori e posseduti dallo spirito dell'Iscariota) non ha dato alcuna motivazione della soppressione. Non solo, ma alla supplica dei fedeli di ripristinare quella Messa, è stato risposto picche, sostenendo che a Roma c'è pur sempre la parrocchia personale di SS.ma Trinità dei pellegrini, vista pertanto come un ghetto in cui rinchiudere quei quattro pazzi tradizionalisti che si ostinano a non cogliere le magnifiche sorti e progressive non tanto del Concilio, ma del pontificato di Papa Francesco. Ma che fastidio può dare una messa celebrata in una cappella una volta al mese e nemmeno in giorno festivo??? Sono sempre più convinto del fatto che l'opposizione alla liturgia preconciliare non abbia altra motivazione se non un odio satanico verso ciò che di più santo, vero e bello esiste nella Chiesa. Fortunatamente, i fedeli legati al rito antico hanno intenzione di farsi sentire e per questo è stata indetta la pubblica recita del Rosario davanti S. Maria Maggiore sabato 25 gennaio alle ore 16: un  modo per rivendicare i propri diritti e per chiedere il rispetto di una legge universale della Chiesa, il cui intento non era relegare il rito tridentino nel ghetto, ma di diffonderlo il più possibile ovunque.

giovedì 16 gennaio 2014

Domenica 19 Gennaio 2014. Quarta Giornata della Tradizione a Verbania

[...] Occorre che chi ha avuto la grazia di capire, di cogliere questa dicotomia terribile [tra i due riti], decida di fronte a Dio di vivere integralmente il cattolicesimo secondo la Tradizione. Questo è il punto. Non c’è nulla di astratto nel Cristianesimo. Lo ha detto lei: “in virtù della celebrazione della Messa in rito antico” dei fedeli rimangono saldi agli insegnamenti e ai principi della Tradizione della Chiesa; direi io, rimangono Cattolici semplicemente; i fedeli che hanno subito la rivoluzione, invece, hanno solo una vaga  ispirazione cristiana nel migliore dei casi. Per la verità lei ha detto “ anche in virtù della Messa”, io mi permetto di togliere quell’ “anche”, in che senso? Non nel senso che c’è solo la Messa, perché ci sono, insieme alla Messa, tutta la dottrina e tutto l’apostolato; ma nel senso che la vita Cattolica è la trasmissione della Grazia che accade principalmente nella linea sacramentale, quindi al centro la Messa, e la Messa con il rito non ambiguo. Per questo, chi ha avuto la grazia di capire la situazione drammatica, non può barattare questa coscienza con una tranquillità personale: occorre eleggere un luogo di Messa tradizionale e farlo diventare il luogo integrale di educazione alla fede nel senso pieno e non solo intellettualistico. Piccoli centri di vita semplicemente cattolica, umilissimi ma grandissimi per la grazia che portano, saranno la soluzione, quando Dio vorrà. A noi il decidere di stare in un cammino di grazia, e per questo tradizionale, amando la Chiesa nella sua passione; a Dio la risoluzione di questo mistero  di sofferenza. Ma in Dio tutto ciò è già risolto. Dobbiamo avere una preoccupazione amorevole per la Chiesa, e non una preoccupazione “politica”. (Da una Intervista a Don Alberto Secci

mercoledì 15 gennaio 2014

NOTA UFFICIALE SUL DISAGIO SPIRITUALE E PASTORALE DEI FEDELI PRIVI DELL’APPLICAZIONE DEL SUMMORUM PONTIFICUM IN ITALIA IN QUESTO INIZIO DEL 2014

Riportiamo la Nota Ufficiale pubblicata il 10 gennaio 2014 da Segreteria Generale. Con questa notizia iniziamo il monitoraggio dell'intera situazione, cercando di seguire uno per uno i casi dei centri di culto tradizionale soppressi, perorando il ripristino della cura pastorale secondo le aspettative dei molti fedeli rimasti privi del Rito Antiquior da loro seguito, anche e non solo ai sensi del motu proprio Summorum Pontificum.

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum desidera richiamare nuovamente l’attenzione dei fedeli e di quanti – religiosi e laici – hanno a cuore la piena e pacifica applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, sulle situazioni di grave disagio spirituale e pastorale dovute alla soppressione di numerose regolari celebrazioni della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano finora assicurate dai Frati Francescani dell’Immacolata. In tal modo, il Coordinamento intende dar voce ai fedeli che hanno subito incolpevolmente la perdita di tante S. Messe, affinché non venga loro negata la cura pastorale che essi filialmente attendono dalla Chiesa.

In proposito, è inevitabile rilevare, purtroppo, che le preoccupazioni espresse dal Coordinamento nella sua precedente nota del 31 luglio scorso hanno trovato ampia conferma. Nelle ultime settimane il Coordinamento ha cercato di raccogliere utili informazioni in ordine a tale doloroso problema, ed ha potuto così appurare che all’11 luglio 2013 (quando, per effetto del noto Decreto della Congregatio Pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae, sono state sospese tutte le celebrazioni officiate dai Frati Francescani dell’Immacolata) la S. Messa tradizionale risultava celebrata – almeno settimanalmente, ma spesso quotidianamente – pressoché in tutte le 27 Case dell’Istituto (ci si riferisce, ovviamente, alle sole Case ubicate in Italia). Inoltre, essa era celebrata presso le parrocchie affidate ai Frati: si segnalano, in particolare, le parrocchie di Ognissanti a Firenze, di S. Spirito a Ferrara, di S. Maria Maggiore a Trieste, di S. Domenico a Teramo. Infine, la S. Messa era presente presso il Santuario della B. V. Addolorata di Campocavallo (AN), il Seminario di Sassoferrato (AN), nonché presso la Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo a Roma (la “Nunziatina”). In totale, dunque, circa 33 celebrazioni regolari della S. Messa tradizionale. Oggi, a quanto risulta al Coordinamento, la celebrazione è cessata presso tutte le Case conventuali (tre delle quali, tra l’altro, sono state chiuse, così come il Seminario di Sassoferrato), poiché – sempre a quanto consti – non è stata concessa dal Commissario Apostolico la necessaria autorizzazione. È altresì cessata presso le parrocchie di Ferrara e di Trieste, nonché presso la Nunziatina; mentre permane presso le parrocchie di Ognissanti a Firenze e di S. Domenico a Teramo, e presso il Santuario di Campocavallo. Su circa 33 S. Messe, dunque, ne sopravvivono – per quanto risulta al Coordinamento – soltanto 3.

martedì 14 gennaio 2014

Chiarimenti su don Ariel annessi e connessi...

Vorrei mettere la parola fine alla mia recente disavventura con la pubblicazione di un articolo di don Ariel Levi di Gualdo. Ho fatto i conti con l'eterogeneità dei fini e con cosa significhi abbassare la guardia e dare valutazioni affrettate. Riprendo dal blog di don Camillo, nonostante egli non esiti a gettare strali su di me e ad accogliere commenti poco edificanti nei miei confronti. Ma transeat, succede quando si è in prima linea - mio malgrado e del tutto inaspettatamente per quanto mi riguarda - e sono i fraintendimenti e i nostri limiti a prevalere, compresi i miei. La ragione di questo articolo è quella di mettere a confronto i testi che seguono. Lascio che parlino da soli, senza fare commenti, se non riportando, integre, le interlocuzioni del lettore che me li ha inviati. Dalla loro lettura emerge chi sono e da che parte sto. Ma più che questo, deve emergere la Verità, attraverso parole e fatti così come vengono espressi qui e come sono e si stanno manifestando nella nostra lacerata realtà di Chiesa post- conciliare.
Non so se avrò il tempo e l'opportunità di tornare su questo argomento per coglierne, nelle ombre, gli ulteriori chiarimenti e le luci per la nostra causa che intravvedo e che il copioso materiale confluito consente. Per ora vi lascio alla lettura e alla valutazione dei testi, essenziali ma significativi, mentre per quanto mi riguarda su questo argomento la chiudo qui, ripeto, non so per quanto. 

Margheriti Mastino ha detto...
"Don Ariel, caro vecchio amico, te lo avevo detto di lasciar perdere questa masnada di pazzi, psicotici, sociopatici, malati di testa che si definiscono "tradizionalisti" ma che immaginano una chiesa che non è mai esistita, né mai dovrà esistere e se per uno scherzo del demonio si realizzasse, bisognerebbe abbatterla con la forza pubblica e turbe di infermieri dei manicomi.
Devo soffocare nel loro stesso ghetto, riempito d'acqua come topi nella fogna, solo questo meritano questi ciarlatani, farisei, psicotici. Questi profeti di sventura che non hanno neppure il coraggio delle luce del sole, che vivono nascosti dietro uno schermo, di firmarsi col loro nome. Anche perché se venissero allo scoperto, presentandosi con la loro faccia e il loro nome, avrebbero paura che chi non deve li riconosca. Per quello che sono e hanno fatto veramente. Sovente al buio."
Cara Mic, era dunque lui l'anonimo che aveva suggerito a don Levi di Gualdo di lasciar perdere chi è partito per la tangente, quell'anonimo a cui avevi detto, fiduciosa:
"Non so se Don Ariel - conoscendo la sua onestà intellettuale prim'ancora che la sua anima sacerdotale - apprezzerà di più i civili, motivati, seri e argomentati interventi qui pervenuti che lei definisce "reazioni di chi è partito per tangente" o la sua sviolinata piena di aria fritta." (mic)
e invece hai visto che don Ariel ha seguito l'anonimo Mastino che secondo lui riassumeva il tutto!
Il lettore mi segnala anche altro ma estraggo questo, non esitando a concordare con don Camillo:

don Camillo scrive...
Margheriti Mastino ha detto... "Don Ariel, caro vecchio amico..."
La vostra commovente affinità elettiva non mi sorprende, avete gli stessi modi di affrontare l'avversario politico, l'insulto e il dileggio, ma... non c'è problema perchè caro Antonio, non sai la gioia che mi hai dato, nel leggere tutte queste parole di giudizio e di condanna. Io sono quello che sono davanti a Dio, con i miei dubbi e con la mia consapevolezza sulla "Crisi della Chiesa" che ho compreso, grazie a Dio, leggendo tutti gli scritti di Mons. Lefebvre, e servendo la Chiesa fin dall'ingresso in seminario. Il resto non mi interessa, credimi non mi interessa. Ho dei buoni amici sacerdoti veri e sinceri (e questo oggi giorno è un miracolo) ho un ministero ricco e fecondo nell'ultima contea dell'Impero che non cambierei per nulla al mondo. Che posso volere di più?
Se non volete affrontare serenamente le questioni, lasciateci in pace nel nostro "ghetto" e nella nostra "fogna", tanto sapete dove stiamo, quando arriverete con la "forza pubblica" non opporremo resistenza, ve lo assicuro perchè grazie a Dio sarà arrivata finalmente, la nostra liberazione quella vera!"
I nemici della Chiesa e della Verità possono essere soddisfatti. Mi spiace di aver dato un tanto incauto quanto involontario contributo. Chiedo scusa ai lettori e perdono al Signore  per la mia incauta débâcle. Tornando a richiamare l'attenzione anche dei siti e blog blog "amici" sulla Veglia di preghiera in Santa Maria Maggiore, più necessaria che mai.

Manif pour tous a Roma. Burke, unico pastore vicino alle pecorelle

Pubblico un testo, tratto dal sito Uno Sguardo Da Porta Sant'Anna. Si tratta del resoconto della manifestazione di sabato scorso a Roma, da noi annunciata qui. Approfitto per inserire anche le foto scattate da un partecipante che è uno dei nostri collaboratori.

A Roma, in piazza Santi Apostoli, si è svolta ieri la manifestazione di “LA MANIF POUR TOUS – ITALIA” [qui], in difesa della famiglia naturale e contro l’approvazione di una legge sull’omofobia, in discussione al Parlamento.

Lo scopo della manifestazione (così come delle precedenti, organizzate in tutta Italia) è di tutelare la libertà di pensiero e di opinione (art. 21 della Costituzione) e la famiglia naturale, quella di cui parla la Carta Costituzionale agli articoli 29, 30, 31, basata sul matrimonio tra uomo e donna.

Come sempre, noi eravamo presenti (alcuni di noi di DPSA aiutano a vario titolo l’organizzazione, ndr). La partecipazione, tra famiglie, tanti giovani ed anche sacerdoti, è stata numerosa. Ma come il giornalista Marco Tosatti ha saggiamente fatto notare dalle colonne del suo blog su “La Stampa”, di vescovi, arcivescovi e cardinali, di cui Roma è piena, ha partecipato soltanto il cardinale americano Raymond Leo Burke.

Si, avete capito bene. Quel cardinale che è stato criticato dai più perché amante della tradizione e della bella liturgia, che oggi sembra vista dai più come  un qualcosa di negativo, da scacciare e condannare. Intanto, l’unico presente, l’unico a far sentire il sostegno della Chiesa, l’unico a dare supporto morale in una battaglia sui principi non negoziabili, combattuta dai laici che scalpitano vessati nello spirito e nella propria libertà d’espressione, è stato proprio lui, il Cardinale Burke.

lunedì 13 gennaio 2014

Comunicato Indizione Veglia di Preghiera A Santa Maria Maggiore in Roma.

Laudetur Jesus Christus!

Di recente i fedeli hanno, con grande dolore, constatato una ingiustificata "censura" applicata al Rito Romano Tradizionale. Senza entrare nel merito di vicende interne a ordini religiosi, istituti o gruppi, ciò che si verifica, ovvero la soppressione generica dei "centri di Messa" o dei gruppi devoti all'uso Tradizionale, lascia sconvolti. Soprattutto lascia le Anime, della cui salvezza si deve occupare la Sacra Gerarchia, con a Capo il Sommo Pontefice, prive di una fonte di Grazia necessaria al nutrimento Spirituale garantita dalla Tradizione millenaria confermata dal Motu proprio Summorum Pontificum.

Proprio nei primi giorni dell'anno appena iniziato questa "censura" si è abbattuta anche sulla Messa Tradizionale, officiata nella Cappella Cesi della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore e peraltro dedicata alla devozione mariana del primo Sabato del mese, interrompendo una consuetudine di quattordici anni!

Il gesto manifesta un intento di segno contrario rispetto alla paterna benevolenza espressa dal Pontefice felicemente regnante, Papa Francesco, il quale ha con grande larghezza benedetto non solo i gruppi Tradizionali, ma lo stesso pellegrinaggio che annualmente essi compiono "una cum Papa nostro".

Di fatto i fedeli Tradizionali vengono ghettizzati quando non disprezzati e respinti. Questo contraddice il messaggio di "comprensione e accoglienza" che lo stesso Pontefice ha espresso e messo a base della sua pastorale. Risulta incredibile che l'accoglienza possa essere data a tutti, tranne che a coloro che amano la Chiesa e il Papa, e che non esprimono altro che la Fede Cattolica.

Per questo abbiamo già chiesto l'intervento del Santo Padre e, nell'attesa, organizzato una veglia di Preghiera con la recita del Santo Rosario in Santa Maria Maggiore (25 gennaio - ore 16), per impetrare Grazie attraverso l'intercessione di Maria Santissima, Salus Populi Romani. In particolare la Grazia del ripristino della Santa Messa Tradizionale in Basilica, e delle Messe che finora sono state indebitamente soppresse, con grande danno ai fedeli che devotamente vi partecipavano.

Questa veglia è aperta a tutti i Cattolici di buona volontà, senza distinguo, e si svolgerà nel massimo raccoglimento, sicuri della paterna accoglienza che i Sacri Pastori riserveranno a tutti noi. 
Ad Jesum per Mariam!
Gli organizzatori, Summorum Pontificum Romano

domenica 12 gennaio 2014

Quante volte...

Mi è capitato tante volte di inciampare. Ma ogni volta, nel riprendere l'equilibrio, mi sono accorta che tra le mani e nel cuore avevo raccolto un dono nuovo. Il presente è tutto ciò che ho, questo offro. Da qui riparto. 

sabato 11 gennaio 2014

Santa Messa Antiquior a Napoli

Cari Amici,

con grande gioia Vi comunico che, a partire da domenica prossima, 12 gennaio 2014, presso la Basilica di S. Paolo Maggiore (piazza S. Gaetano 79 - Napoli), la S. Messa in rito romano antico sarà celebrata ogni domenica e festa di precetto alle ore 12:15, e, come da accordi con i RR. PP. Teatini, anche in altre ricorrenze liturgiche che saranno comunicate di volta in volta.

In unione di preghiera
Aggiornamento SS. Messe VO Napoli

Una riflessione di P. Ariel S. Levi di Gualdo

Propongo questo testo, cortesemente inviatoci da Don Ariel, un sacerdote in prima linea dalla formazione solida, il cui impegno non è mai nelle retrovie. Ci sono alcuni passaggi della sua trattazione che mi suscitano alcune osservazioni. Dunque penso che possa essere una occasione utile per un utile confronto ed approfondimento di alcuni temi caldi che dovrebbero essere più apertamente dibattuti in questa nostra Chiesa postconciliare, uscendo da possibili gabbie ideologiche o pre-comprensioni fallaci.

Una dura riflessione sui sedevacantisti acattolici
Una serena riflessione sulla Fraternità Cattolica di San Pio X
a cura del Padre Ariel S. Levi di Gualdo

… che il meglio del peggio delle eresie moderniste si sia sviluppato all’interno della Chiesa e che spesso certi vescovi e teologi in odor di modernismo perseguitino oggi i preti e i teologi aderenti alla sana dottrina, è un fatto. Per questo come prete intendo cogliere più che mai la sfida difficile e dolorosa: sottostare con la venerazione alla legittima autorità ecclesiastica alla quale ho promesso devota obbedienza filiale nel giorno della sacra ordinazione, riconfermandola di anno in anno durante la celebrazione della Messa crismale. Autorità ecclesiastica alla quale posso, anzi devo all’occorrenza oppormi con decisione in due casi: qualora un vescovo avente giurisdizione su di me cadesse in apostasia e tentasse di impormi cose in aperto contrasto con la dottrina cattolica e il magistero della Chiesa, o qualora tentasse di impormi cose che costituiscono reato per le leggi civili e penali.

Chi dinanzi alle mediocrità e alle inadeguatezze di non poche autorità ecclesiastiche di oggi rompe invece l’unità — mosso semmai da tutte quelle migliori intenzioni che lastricano le vie verso l’Inferno — credendo in tal modo di poter lavorare meglio da fuori a suprema tutela e salvaguardia del depositum fidei, sceglie la strada più facile e sbagliata, ed a mio parere non difende la verità che risiede nell’unità della Chiesa, ma difende la propria idea di verità mosso da tutte le migliori intenzioni del caso, una verità che può essere anche ottima, ma slegata dall’unità resta pur sempre parziale ed incompleta. Affermazione quest’ultima basata su pura e ragionevole consapevolezza storica: le peggiori eresie che si sono sviluppate nei primi otto difficili secoli di vita della Chiesa, per seguire coi successivi scismi, sono infatti sempre nate per tutelare la vera fede e la vera Chiesa. Chi ne volesse conferma non deve far altro che praticare i testi di patrologia, la letteratura dei grandi Padri e la storia della Chiesa.

venerdì 10 gennaio 2014

Manifestazione in difesa della famiglia – sabato 11 gennaio a Roma

Mario Palmaro. Il fumo di Satana nella Chiesa

Desidero richiamare questo magistrale e commovente appello di Mario Palmaro pubblicato da La bussola quotidiana. Non posso non farlo precedere dal passaggio che più mi ha colpita, cui fa da contro-altare una replica, espressione del più retrivo conservatorismo, della quale estraggo di seguito un punto-chiave, non senza un breve commento. Purtroppo neppure accenti così toccanti riescono a scalfire l'inconsistente convenzionale superficialità di certi interlocutori.
... Caro direttore, caro Riccardo, perché mai ti scrivo tutte queste cose? Perché questa notte non ci ho dormito. E perché io voglio capire – e lo chiedo ai lettori della Bussola - che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione. Attenzione: io mi rivolgo ai singoli cattolici. Non alle associazioni, alle conventicole, ai movimenti, alle sette che da anni stanno cercando di amministrare conto terzi i cervelli dei fedeli, dettando la linea agli adepti. Che mi sembrano messi tutti sotto tutela come dei minus habens, eterodiretti da figure più o meno carismatiche e più o meno affidabili. No, no: qui io faccio appello alle coscienze dei singoli, al loro cuore, alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo tardi.
Il tipo di 'virilità' cui accenna Palmaro, che è quella che riguarda l'espressione del coraggio e dell'impegno della specie Homo, non è prerogativa solo maschile e non esclude noi donne: dominae, sottomesse nel senso biblico ricordato dalla Miriano e da noi non frainteso.
C'è da chiedersi se manifesti quella virilità cui si accenna sopra, chi si esprime in questi termini
"... possiamo ben convenire sul fatto che la situazione della Chiesa è drammatica e le cose volgono al peggio, ma la certezza di cui sopra fa sì che l’arma principale per “reagire” non sia quella della pubblica indignazione, quanto quella della preghiera e della penitenza. Come disse Benedetto XVI nel famoso discorso al mondo della cultura francese nel 2008, parlando dell’esperienza del monachesimo benedettino, «nella confusione dei tempi» l’unico obiettivo deve essere «quaerere Deum, cercare Dio». Tutto il resto ci verrà dato di conseguenza."
Costui non si rende conto (non vuole o non può ma la cosa non cambia) che siamo al redde rationem e che se hanno fatto saltare tutti i parametri cattolici, non valgono neppure i normali parametri di obbedienza cieca e prona. La prima obbedienza è al Signore. Si leggano anche il Diritto canonico.

Non basta citare Paolo VI che aveva visto "il fumo di Satana", ma forse ha contribuito ad allargare molte fessure. Così come non basta invitare alla preghiera ed alla penitenza, ché già lo facciamo abbastanza. Non insisto su questo perché è inutile: guardiamo avanti e cerchiamo di essere, innanzitutto, e dunque anche di fare, quel che dobbiamo essere e fare.

Quanto ai monaci, non dimentichiamo - e ricordiamoci che anche di questo ha parlato Benedetto XVI (Discorso presso i Bernardins a Parigi) - che proprio il loro "quaerere Deum" ha permesso loro di "realizzare concretamente" ciò che ha prodotto la salvaguardia dalla decadenza dell'Impero e dalla barbarie invadente e ha innescato la nostra civiltà ora a serio rischio.
Oggi abbiamo a che fare con una decadenza ed una barbarie diverse e più sofisticate. Ma il nostro "quaerere Deum", per chi può, non può essere limitato alla preghiera e alla penitenza e al mettersi in un angolo a subire in silenzio. Ormai è tempo che i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti, e propositivamente, senza lasciarsi irretire nel ricatto della ghettizzazione, ch'è preludio di estinzione. 

Non dimentichiamo che è una persona, come Mario Palmaro, molto provato proprio da una grande penitenza, che invita a "gridare dai tetti", e lo fa sotto lo sguardo di Cristo, che è quello che conta...

giovedì 9 gennaio 2014

Signore, da chi andremo?

Arrivano nuove notizie dal fronte curiale e sono più gravi di quanto potessimo immaginare. Parlo con amarezza e scoramento, ma ciò non cambia nulla nelle intenzioni già espresse negli articoli precedenti. Sono notizie che non dovrebbero sorprenderci perché in fondo confermano ciò che è accaduto fino ad oggi nella prassi quotidiana innescata dalla cosiddetta pastorale post-conciliare. Spero solo che il Signore ci dia un barlume di luce in questo buio pesto, in assenza di guide spirituali autorevoli.
Sembrano sentinelle mute e addormentate: « Speculatores eius caeci omnes nescierunt universi canes muti non valentes latrare videntes vana dormientes et amantes somni... omnes in viam suam declinaverunt, unusquisque ad avaritiam suam, a summo iusque ad novissimum » (I suoi guardiani sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi ... ognuno segue la sua via, ognuno bada la proprio interesse senza eccezione. ) [Is 56, 10] 
  1. Riguardo a Santa Maria Maggiore è stato detto chiaro e tondo che non abbiamo bisogno di quella Messa perché, se proprio la vogliamo, c'è la Parrocchia Personale di Santa Trinità dei Pellegrini. Questo è un vecchio mantra che cela l'assoluta irriducibile avversione per la Santa Messa Romana di una gerarchia ormai cieca e sorda. Tutto ciò, nonostante un motu proprio come il Summorum Pontificum dica tutt'altro.
  2. Il discorso purtroppo non finisce qui, perché è partita, non si sa se dalla CEI o da Roma, cioè da quello che una volta potevamo chiamare il Trono più alto, una stretta di freni - come se fino ad ora ci fosse stato un atteggiamento liberale - da parte dei vescovi, di cui stiamo vedendo clamorosi risultati a partire da quanto è accaduto ai Francescani dell'Immacolata. Sui sacerdoti che celebrano il Rito Romano Antiquior, pende la minaccia di toglier loro la «remunerazione» per il servizio che svolgono all’interno delle comunità diocesane in parte proveniente dall'8 per mille. Alcuni (conosco nomi e cognomi), sono stati allontanati dalla loro diocesi direttamente dal loro vescovo, inviati a Roma a studiare e sottratti così alla loro pastorale tradizionale e ai loro fedeli. 
  3. Dunque dovremmo contentarci del ghetto, per di più ingessato quanto a formazione e pastorale, e scordarci una Basilica Papale come Santa Maria Maggiore, della celebrazione in Via Germanico, alla Nunziatina e a Boccea soltanto a Roma, mentre via via vengono sottratti altari e Chiese, come già sta accadendo
  4. In questa situazione "una cum" chi siamo e per "che cosa"?
  5. Quel che viene sussurrato nei corridoi e sotto le volte austere ce lo devono dire in faccia. 
Dunque noi non demonizziamo il Vaticano II, salvo a ritenere ritoccabili alcuni punti controversi di suoi documenti, ben individuati e sviscerati su base Magisteriale dogmatica e veritativa, oggi inopinatamente rimossa con l'abile stratagemma dialettico di trasferire il senso di "Tradizione" dall'oggetto Rivelazione al soggetto Chiesa, attribuendo quindi alla tradizione stessa il divenire del soggetto anziché l'immutabilità - pur suscettibile di approfondimenti e disvelamenti - di un contenuto oggettivo già dato.

E così è stato ribaltato il paradigma logico alla base della comprensione della realtà della Chiesa e conseguentemente dei suoi comportamenti. Il che provoca la dislocazione del fulcro di tutto dal Soprannaturale già inveratosi nella storia col Signore, al soggetto storico[1] il quale, anziché essere liberato rigenerato e modellato attraverso l'azione teandrica di Cristo Signore, arriva a piegare i dogmi alle nuove pulsioni ed esigenze del tempo che si trova a vivere, che sono proprio quelle che andrebbero riconosciute e governate anziché lasciarsene di fatto governare come sta accadendo. Vedi i nuovi indirizzi della bioetica e dell'antropologia, avulse da ogni aggancio con la legge naturale negata e rimossa dalla nuova scienza che impone i suoi nuovi dogmi persino alla Chiesa che ormai, aprendosi incautamente o forse prometeicamente al mondo ed alle sue suggestioni, sembra aver abdicato alla sua funzione di fecondarlo. 

Ed ecco come si può arrivare a considerare normali le dimissioni di un papa non per ragioni di forza maggiore ma ingravescente aetate. Ecco come si può arrivare,. da parte di una maggioranza acritica privata dei supporti dottrinali fondanti e catturata emotivamente, a concepire senza batter ciglio il mobilismo spinto posto in essere dal suo successore che abdica dai segni visibili dell'alta funzione di cui è investito, rifiutando il Logos e il saldo ancoraggio della Tradizione perenne.

Ed ecco spiegate le ragioni prossime e remote del disprezzo per il Rito Romano antico e per ciò che esso è, rappresenta e concretamente veicola.

Questo è il nodo da sciogliere. Questa è la chiave di volta e la ragion d'essere della nostra resistenza che parte da qui per dispiegarsi se e come strada facendo ci sarà dato.
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1. Evidente svolta antropocentrica [vedi anche], culmine dell'esaltazione della dignità assoluta dell'uomo, non più consistente nel suo essere ordinato al Creatore, ma punto d'arrivo dell'umanesimo integrale, che ha rimpiazzato Dio ed ogni valore trascendente.